eneide


 IL BIONDO TEVERE
Tratto dall'Eneide - libro VII° (vv. 25 - 36)

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Iamque rubescebat radiis mare et aethere ab alto
Aurora in roseis fulgebat lutea bigis,
cum venti posuere omnisque repente resedit
flatus, et in lento luctantur marmore tonsae.
Atque hic Aeneas ingentem ex aequore lucum
prospicit. Hunc inter fluvio Tiberinus amoeno
verticibus rapidis et multa flavus harena
in mare prorumpit. Variae circumque supraque
adsuetae ripis volucres et fluminis alveo
aethera mulcebant cantu lucoque volabant.
Flectere iter sociis terraeque advertere proras
imperat et laetus fluvio succedit opaco.

 

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Il mare ormai rosseggiava di raggi e dall'alto etere
la gialla Aurora splendeva nelle rosse bighe,
quando i venti cessarono e subito ogni soffio
ristette, e sulla calma superficie lottano i remi.
Allora Enea dal mare vede un ingente bosco.
In mezzo ad esso con corso ameno il Tevere
con salti rapidi e biondo di molto limo
si getta in mare. Vari uccelli avvezzi alle rive
ed all'alveo del fiume attorno e sopra volteggiavano
sul bosco e col canto accarezzavano l'aria.
Ordina ai compagni di piegare la rotta e volgere
le prore alla terra e lieto si inoltra nel fiume ombroso.

 

 

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